La A&A Fratelli Parodi è una società per azioni a controllo familiare che, in anticipo sui tempi, si è sviluppata come azienda green specializzata nella produzione di materie prime a base vegetale. Oggi, nello stabilimento di Campomorone, in provincia di Genova, è in grado di lavorare oltre 40.000 tonnellate di prodotto: lubrificanti e fluidi per l’industria, oli naturali ed esteri a base vegetale per la cosmetica, oli vegetali e biologici raffinati per l’industria alimentare e integratori, oli e aromi per il settore dei mangimi. Innovazione e attenzione per l’ambiente sono dunque il marchio di fabbrica dell’azienda genovese che, recentemente, ha potuto contare sul supporto finanziario di Mediocredito Centrale. La banca ha infatti deliberato a favore dell’impresa un finanziamento senza garanzie di 2 milioni di euro, della durata di 24 mesi, a sostegno del circolante.
Se si chiede al presidente del CdA Augusto Parodi, da dove nasce la precoce vocazione ecologica della sua azienda, lui risponde sorridendo: “Siamo genovesi e cerchiamo di non buttare via niente”. Poi torna serio, ma senza rinunciare mai a un filo di ironia, e ci racconta di suo padre Adriano che, nel 1947, subito dopo la fine della guerra, inizia ad occuparsi del recupero dei grassi e ossa animali dai macellai. Nel 1955 la sua azienda cambia nome acquisendo quello attuale. Il suo business, però, entra in crisi tra gli anni Ottanta e Novanta perché la produzione di grassi animali si concentra in altre regioni, come la Lombardia e l’Emilia-Romagna, dove ci sono più macelli e allevamenti.
Poteva essere la fine è invece è stato l’inizio una nuova avventura. Erano gli anni in cui prendeva piede il biodiesel che allora si otteneva esclusivamente dagli oli derivanti dai prodotti delle coltivazioni. “Noi – ci racconta Parodi – eravamo diventati, come si dice in genovese, misci, senza soldi e così ci siamo inventati di recuperare l’olio di frittura dei ristoranti. A quei tempi non lo faceva nessuno e per questo era quasi gratis. Nasce così il nostro primo impianto di biodiesel ad Aprilia, vicino Roma, che abbiamo venduto pochi anni fa a un gruppo internazionale”. All’inizio i concorrenti non la prendono bene. “Per anni – prosegue Parodi – ci hanno un po’ discriminato. La battuta che girava trai produttori del mercato di biodiesel era che nel prodotto di Parodi ci galleggiavano dentro le acciughe. Insomma, il residuo della frittura di pesce. Alla fine, però, si sono messi a fare tutti come noi. In realtà, da chimico industriale vocato all’agricoltura, trovavo sbagliato utilizzare un prodotto alimentare per produrre un combustibile. Oltre al fatto che l’olio fritto non costava niente, utilizzarlo era anche più giusto”.
Il fritto, comunque, è stato solo l’inizio. Poco più di dieci anni fa, solo per fare un esempio, viene avviata una centrale termica che utilizza combustibili naturali per alimentare lo stabilimento produttivo dell’azienda. La vera innovazione, però, sta nel fatto che l’anidride carbonica emessa viene utilizzata come nutrimento per una coltivazione di microalghe che, appunto, per via fotosintetica trasformano la CO2. La stessa coltivazione, utilizzando l’anidride carbonica dell’atmosfera, sostiene Parodi, non sarebbe sostenibile. L’impronta green, dunque, non è una strategia di comunicazione, ma per la Fratelli Parodi significa creare valore nel cuore stesso delle sue strategie industriali. Con benefici per l’azienda, ma anche per i cittadini comuni.
Di progetti per il futuro l’azienda genovese ne ha tanti, ma Augusto Parodi ci tiene a raccontarcene uno in particolare, finanziato dall’Unione Europea: il recupero degli oli vegetali esausti che vengono utilizzati in certe produzioni industriali, soprattutto dove c’è pericolo di contaminazione, in considerazione della loro maggiore biodegradabilità. “Gli oli vegetali esausti – ci spiega Parodi – li possiamo ritrasformare nel prodotto di partenza con una resa fino al 90%. È una cosa diversa dal riciclo, dove la materia viene riutilizzata per fare un differente prodotto. Con la tecnologia che abbiamo messo a punto, alla fine del processo otteniamo la stessa molecola del prodotto iniziale. Con evidente risparmio di CO2 e senza bisogno di altre terre da coltivare. Stiamo partendo con un primo impianto vicino Milano, il primo di questo tipo in Europa, ed il secondo verrà fatto in Germania”. Può sembrare strano, ma sulla frontiera dell’innovazione green, questa volta, l’Italia è veramente all’avanguardia. E tutto è iniziato riciclando l’olio di frittura.